Mi trovo bene nel bordo delle cose. Non ho intenzione di definirmi completamente, sfuggo come un’anguilla quando gli scambi si incuneano nell’inesorabile correttezza approvata dalla società. Mi trovo a mio agio nell’insicurezza dell’assenza di promesse, negli amori che scorrono nei silenzi, soprattutto nell’accettazione.

Non voglio che tu mi veda come in stasi, credo ti troveresti più a tuo agio assecondando il movimento. Ho fatto molta strada per liberare le catene, ora desidero poggiarmi sopra un piano mentale multiforme, che sa della saggezza della terra.

Là, se tendi l’orecchio non esistono più ruoli, le persone si trovano senza difficoltà, l’impeto trova di che placarsi dopo aver bruciato e ripulito l’anima.

 

perchè

In effetti se avessimo la possibilità di fare dei lunghi racconti intorno al fuoco accompagnati da danze tribali non saremmo tantə qui a scrivere su un blog.

Ci sono questi momenti in cui devo provare a sconfinare le mie capacità, a testare fino a che punto voglio arrivare, non l’ho deciso io, arriva il momento in cui riesco a sentirne la necessità.

Mi pare che per uscire in maniera più profonda dalla mia zona di comfort qualcunə mi ci deve portare fuori. E con vigore, perchè non mi smuovo facilmente. Io, che all’esterno ho tutta una scorza fatta di propositività, di disponibilità, di iperattività. Non mi smuovo se prima la persona in questione non ha delle precise caratteristiche che fanno stare la mia anima in pace, che le dicono che può fidarsi.

Diversamente la mia persona si anestetizza, rifiutandosi di partecipare alle esperienze estranee, nel caso in cui vi venga catapultata, senza prima avere avuto il tempo di accettare la novità, di fare quel lento percorso di transizione.

Potrei definirmi una persona a lunga fermentazione, con un fortissimo attaccamento ai fermenti che la tengono in vita, poichè sa di essere incapace a spettacolarizzare il suo essere e le sue esigenze; per questo sa che deve adoperare l’ingegno per farsi comprendere, per non farsi fraintendere.